LA RICERCA DI UN LUOGO SICURO

“LA RICERCA DI UN LUOGO SICURO”( Monica VALLARIN – ex atleta esercizi di scrittura autonarrativa, novembre 2016)

…Mi specchiavo  solo  in sogno, quell’ estenuante sogno ricorrente che da anni aveva preso corpo dentro di me. Un sogno che aveva bisogno di essere sognato lentamente, inesorabilmente, per potermi condurre in salvo, per permettermi di ritrovare la parte di me che avevo smarrito. Non so bene quando sia successo che ho perso il contatto con quella parte, forse dopo il nuoto o forse durante l’anno californiano… me lo aveva detto anche un professore all’università: dovevo essermi molto spaventata…

Nel sogno ricorrente che faccio ormai da anni, c’è il mio cavallo, fatto a pezzi in un box ma, come può succedere solo nei sogni, ancora vivo e quasi morto di stenti: qualcuno deve averlo abbandonato. La lunga sequenza di episodi onirici ci vede entrambi soli, smarriti, ignari del futuro, trattenuti a forza in un presente surreale devitalizzato ed incombente, a metà strada tra l’espiazione e la condanna.

L’aspetto ossessivamente ricorrente del sogno, crudelmente declinato in minuziose sequenze, e’ connesso al “mettersi in salvo” cercando un luogo sicuro dove andare; nel luogo dell’adesso il rischio è elevatissimo, il cavallo e’ in una situazione di limite, inerme e in balia del volere altrui . Nel luogo del “non ancora” bisogna arrivarci, io e il cavallo: non sappiamo come, non sappiamo dove, non sappiamo se.

Il pericolo è ovunque, per approdare a un luogo sicuro e non farci sopraffare dalla morte dobbiamo correre il rischio. E’ una  minaccia di cui non riusciamo a definire i contorni …non possiamo difenderci  da un nemico invisibile, non possiamo  nasconderci; se rimaniamo inermi siamo perduti. Sono io che ho la responsabilità di questo cavallo, se salvo lui, salvo me .E allora nel tempo trovo il coraggio di spingermi  oltre il limite, decido che vale la pena di liberarlo, di liberarci; da troppo tempo siamo bloccati nel luogo senza vita dell’adesso, vogliamo vivere e trovare un luogo sicuro.

A lungo vaghiamo alla ricerca di un approdo e nelle infinite sfaccettature dei sogni, il cavallo si rigenera diventando via via bello e vitale, il nostro patto implicito e’ ciò che ci orienta, rispondiamo l’uno dell’altra, silenziosamente, in una sorta di reciproca alleanza. Con un procedere per piccoli passi, intervallati da soste temporanee, ci prendiamo finalmente il tempo per scegliere quando e dove possiamo davvero fermarci; ora ci è chiaro: deve essere un luogo che non preveda ulteriori  abbandoni, che ci permetta di stare in prossimità, nutrendo e accudendo la nostra appartenenza reciproca .

Nel luogo sicuro mi è chiaro: me lo sussurra il senso di pace che sento dentro, lo vedo nei riflessi della luce che ci circonda, lo riconosco dall’odore del suo sudore salato: il cavallo sono io e allora mi ritrovo.

 

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