Se cerco di identificare dei momenti della mia vita in cui mi sono impegnata per creare e meritare fiducia ,mi appare nella mente il mio passaggio all’agonismo e l’incontro con il mio “nuovo” allenatore. Se mi avessero lasciato scegliere non avrei fatto il salto :per quanto mi incuriosisse passare al nuoto agonistico ,percepivo l’incolmabile diversità tra l’allenatore precedente e lui. Il primo, affettivo e giocoso, disponibile a relazioni amichevoli, amorevole e sempre piuttosto permissivo; il secondo, occhi azzurro chiaro, tono di voce autorevole e asciutto, stile di conduzione marcatamente normativo, disponibilità alla relazione confidenziale …bassissima .Mi appariva una sorta di figura algida con occhi cristallini azzurro chiaro: tutti lo chiamavano “professore”. Ricordo ancora l’ansietà anticipatoria e la forte propensione ad evitare quella che mi appariva un’impresa quasi “impossibile”:entrare in relazione con una persona apparentemente così distante dai miei standard di agio relazionale .
Avrei dovuto correre il rischio di uscire dalla mia zona di comfort ! Cio’ che dopo tanto tempo mi sorprende ancora e’constatare quanto la “transizione” sia stata non solo indolore ,ma anche profondamente sostenibile .Devo attribuire a questo allenatore tutto il merito di avermi accolta senza pregiudizio, solo forse con una sana dose di aspettative positive ,molto tempo da dedicare alla nostra “nuova” relazione e un’infinita cura dei momenti comunicativi, privati e pubblici. “Chicco” (qualche decennio dopo ci ha autorizzato a chiamarlo così) mi ha allenata alla sintonizzazione con l’altro ,ancor prima che allo stile libero. Mi ha fatto sperimentare come si possa sostenere e correggere un atleta in modo efficace, senza mai svalutarlo. Mi ha insegnato a riconoscere quali sono i momenti per dialogare e quali quelli per tacere, seduti accanto: senza spiegarmeli, facendomeli vivere.
Mi sono impegnata a farmi capire da lui, lasciandomi conoscere in modo progressivamente più consapevole, sentendo come persona e atleta potessero avere pari diritto di cittadinanza all’interno della relazione .Mi sono impegnata con il raggiungimento dei miei obiettivi agonistici, sentendo di essere vicino a qualcuno disposto a permettermi di sbagliare e di riuscire; ogni volta che ho potuto apprezzare la sincerità comunicativa e l’affidabilità di questo allenatore, le radici della fiducia in me stessa hanno potuto rinvigorirsi e ogni volta che la relazione funzionava la performance cresceva, fino a quando le aspettative reciproche hanno vibrato all’unisono e allora abbiamo vinto entrambi.

