Il significato etimologico del termine comunicazione ha a che vedere con il “rivelare-essere collegato-significare-definire partecipare-avere in comune“; questo ci indica che la comunicazione è sempre presente nell’esperienza umana poiché tutto il comportamento è comunicazione; la comunicazione può essere intenzionale, quindi messa in atto volontariamente dall’emittente, ma anche inconsapevole (per esempio in silenzio e il rifiuto possono essere forme di comunicazione inconsapevole.
Poiché tutto è comunicazione, non esiste un non-comportamento; tutto è messaggio: anche non fare niente, non dire niente può essere considerato come una sorta di comunicazione, l’inattività e il silenzio sono potentissimi messaggi nel processo della comunicazione, allo stesso modo la qualità della presenza all’interno di una relazione o l’eventuale assenza all’interno di una comunicazione (inteso in senso fisico ma anche in termini disponibilità relazionale) sono forme di comunicazione molto rilevanti ;nello specifico per l’insegnante di yoga può essere molto utile tenere presente la qualità della propria presenza (ma anche quella del possibile allievo); per esempio una presenza di tipo, attivo, incoraggiante, supportivo oppure ansioso, passivo, svogliato o addirittura irritato sono modalità che possono essere esplorate attraverso il processo dell’ascolto (l’ascolto interno e esterno).
Il contesto è un elemento assai importante dal momento che arricchisce il senso del processo comunicativo in atto ed è utile quindi contestualizzare e valutare sempre il contesto all’interno del quale la comunicazione prende vita.
Per quanto riguarda la tipologia dei codici utilizzati dagli emittenti, possiamo dire che in genere gli adulti utilizzano codici più elaborati mentre in generale i bambini utilizzano codici più semplici; naturalmente su questi due aspetti è molto importante valutare le specificità senza generalizzare.
Un altro dei processi fondamentali della comunicazione viene definito distorsione della informazione: questa è una tendenza naturale all’interno delle comunicazioni umane e può avvenire sia attraverso una distorsione percettiva (dal momento che la percezione è assolutamente soggettiva e mai oggettiva visto che vediamo sempre con il attraverso “i nostri occhi”, facendo riferimento naturalmente alle “nostre esperienze” precedenti), ma può venire anche a livello delle informazioni umane che circolano e che sono generalmente, molto spesso ricche di “ovvio” “implicito” “sottinteso”, che potrebbero non avere lo stesso significato per i per i soggetti all’interno della comunicazione e quindi generare distorsione o mancata comprensione reciproca.
Un altro elemento riguarda la posizione relazionale, all’interno della quale ci poniamo quando comunichiamo: possiamo essere emittenti o riceventi attivi o passivi; quindi per esempio ricevere un’informazione è tutt’altro che un momento di puro ascolto passivo poiché intervengono numerose interferenze emotive consapevoli e inconsapevoli ,che appartengono alla nostra storia e alle nostre esperienze precedenti, ai ricordi connessi a quel contesto o ad aspetti emozionali che ci caratterizzano come persone; potremmo anche aggiungere che la tendenza che abbiamo nei confronti degli stimoli che riceviamo è quella di organizzare attraverso dei preconcetti, attraverso la nostra esperienza passata ,attraverso dei pregiudizi e quindi in questo senso l’insieme di credenze che in varia misura le persone hanno, intervengono attivamente nella comunicazione e possono pregiudicare un ascolto empatico e un ascolto più neutrale; da questo punto di vista, per l’insegnante di yoga, può essere molto utile analizzare e cercare di gestire le eventuali credenze limitanti che gli appartengono, così come riconoscere nell’allievo e nel gruppo elementi legati a convinzioni limitanti rivolte alla pratica, ma anche ad altri processi, cercando di gestirle in modo da non ostacolare l’espressione del potenziale dell’allievo nel percorso.
Nella gestione della comunicazione a livello relazionale, abbiamo tre possibili modalità per rispondere a come l’altro si pone nella relazione con noi quando comunica: (ricordiamo che quando comunichiamo, esprimiamo un “che cosa” e una “definizione di se’” e quindi il processo comunicativo assume sempre delle valenze di spessore relazionale che impattano e coinvolgono l’intera relazione tra i comunicanti). Una prima modalità di risposta alla definizione di sé che l’altro ci dà all’interno della relazione viene chiamato conferma (tradotto relazionalmente è come se noi dicessimo “capisco come ti definisci e sono d’accordo“) per quanto riguarda invece, disconferma, questa si caratterizza come un segnale assai potente in senso negativo, relazionalmente l’impatto equivale a “non esisti, per me sei invisibile, non sei degno di attenzione” e quindi è un messaggio che nega la realtà dell’emittente.
La terza forma di risposta alla definizione di sé nella comunicazione può passare attraverso il “rifiuto, che tradotto relazionalmente arriva come” esisti ma non sei come ti definisci” e quindi c’è una sorta di disallineamento e attrito rispetto alla definizione che la persona tende a dare di sé.
Per quanto riguarda i vari livelli attraverso i quali le persone comunicano, possiamo esemplificare quanto segue: gli individui comunicano su fatti esterni, comunicano su contenuti, definiscono la, definiscono se’ stessi: a tal fine può essere particolarmente protettivo per la relazione stessa, interagire partendo dalle comunicazioni sui fatti esterni, poi sui contenuti, poi sulla relazione e infine sulla definizione di se’, che le persone danno all’interno della comunicazione.
Gli assiomi della comunicazione sono da considerare come proprietà della comunicazione:
Assioma n.1: non si può non comunicare, tutto il comportamento è comunicazione, sia verbale che non verbale e para verbale (tono della voce, ritmi pause)
Assioma n 2: ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto (il che cosa) e uno di relazione (il come tra noi) e di solito la relazione sottolinea e classifica il contenuto. Ricordiamo anche che tono di voce, mimica facciale e gestualità e il tipo di contesto, rinforzano e caratterizzano la relazione attraverso una squalifica verbale espressa verso la comunicazione dell’altro o la propria di può invalidare l’intero processo comunicativo; avverbi come “banalmente” “ovviamente” “stupidamente”, sono tutte comunicazioni tolgono valore alla comunicazione.
Assioma n 3: la natura di una relazione dipende dall’interpretazione reciproca delle sequenze di comunicazione tra i comunicanti; ciò significa che ognuno interpreta la comunicazione altrui e questo naturalmente condiziona il modo reciproco di essere, di percepirsi e proporsi all’interno della relazione stessa.
Assioma n 4: la comunicazione umana è sia numerica che analogica: numerica è riferito allo scambio di informazioni per trasmettere conoscenza e quindi indica il contenuto verbale, analogica si riferisce invece al comportamento non verbale e quindi la postura i gesti, la mimica e anche il para verbale (la voce, le inflessioni, la cadenza, il ritmo).
Assioma n 5: tutti gli scambi comunicativi sono simmetrici o complementari, negli scambi simmetrici non ci sono bisogni opposti e ci si misura con l’altro sullo stesso piano e quindi è una modalità di tipo vagamente competitivo, mentre nello scambio complementare c’è una persona in posizione superiore e un’altra in una posizione inferiore (relazionalmente), ma le due, comunicando soddisfano reciprocamente i propri bisogni.
Monica Vallarin, Psicologa dello Sport e coach certificata

